About the expo

La mostra propone un cambiamento di prospettiva sulle piazze delle città europee. L’asserzione può forse sembrare audace, ma la si deve prendere prima nel suo senso letterale. Scattate con un drone professionale, le fotografie della mostra offrono una visione aerea delle piazze di alcune città storiche europee. Celebri piazze di capitali collocate ai margini geografici del continente, Lisbona e Istambul, vengono proposte accanto a piazze anonime, ma non per questo meno interessanti, come quelle delle località macedo-romene delle montagne del Pindo, con il loro mitico platano irto al centro, ivi piantato secoli prima come segno dell’insediamento. 

È lo spazio geografico della piazza a definire il filo rosso della presente mostra. Il punto di partenza è dato da una costatazione che, per quanto banale, ha delle ricadute notevoli non soltanto a livello visivo, ma anche sulla comprensione della piazza come fenomeno storico e culturale: non si può vedere interamente una piazza… dalla piazza stessa. Tranne che per quelle città storiche dove la torre di una cattedrale di non facile accesso offre un’ampia immagine dello spazio, da un’altezza comunque non eccessiva.

Palacio Anya (World Heritage List), Salamnca, Spain
Palatul Anaya (clădire pe lista UNESCO), Salamanca, Spania
Openair exhibition in the square of a Greek village in Pindus Mountains
Expunere în aer liber în piața unui sat din Munții Pindului, Grecia

La fotografia fatta dal drone è quello che in termini tecnici si suole chiamare vista a volo d’uccello, prospettiva à vol d’oiseau, in francese, oppure bird’s eye view, in inglese. È uno di quei pochi casi in cui il linguaggio tecnico e quello figurato si sovrappongono in modo così opportuno. Lo sguardo dall’alto è quasi sempre spettacolare. Ma la prospettiva aerea offre anche il vantaggio di far capire ciò che si può soltanto intuire andando a passo per la piazza: una struttura di profondità. Da qui l’intento della mostra di cambiare, stavolta anche in senso figurato, la prospettiva sulle piazze.

Expoziție într-un turn al Orașului Vechi Baku (clădire pe lista UNESCO), Azerbaidjan

Si fa presto a dire: le piazze non esistono in sé, esistono soltanto all’interno delle località. Ne deriva la natura elementare della piazza e il più chiaro metodo di definirla a livello antropologico e visivo, relazionandola alla città che la circonda. Che sia sviluppata in modo organico oppure insediata sul territorio in base a planimetrie prestabilite che riprendono il modello del castro romano, la struttura delle città presenta una tensione fondamentale tra lo spazio della piazza e il resto dello spazio, tensione che si avverte a prima vista solo dall’alto del cielo. Spazio aperto versus spazio chiuso. Spazio di passaggio versus spazio di sosta. Nel suo volume Città per le persone, Jan Gehl definisce la differenza tra le due componenti della città: “Mentre le strade trasmettono l’idea di movimento – «siete pregati di continuare la vostra strada!» – a livello psicologico le piazze suggeriscono, invece, la pausa. Gli spazi di traffico ci stimolano a «proseguire, proseguire!», la piazza dice: «fermarsi, vedere cosa succede qui!». Le gambe e insieme a loro lo sguardo hanno lasciato una traccia indelebile nella storia della pianificazione urbana. Le unità di base dell’architettura della città sono spazi del movimento – le strade – e della percezione – le piazze”.